La Guerra del Futuro in Homefront

A cinque anni dall’uscita del non fortunatissimo Homefront, fa la sua comparsa sugli scaffali il travagliato seguito, Homefront: The Revolution. Nonostante il prequel non fosse stato un successo in termini di vendite, la THQ aveva intravisto nel gioco delle potenzialità non sfruttate al meglio che, con i giusti accorgimenti, avrebbero potuto portare alla realizzazione di un videogame di spessore superiore. Ingolositi da tale opportunità hanno così dato il via a questo nuovo titolo che però a causa di problemi finanziari non sono stati in grado di portare a termine cedendolo infine alla Crytec Uk. Nel passaggio di consegne il gioco ha subito diverse variazioni rispetto all’idea originale e il primo apporto della Crytec è stato quello di creare un videogame open world dove il giocatore avesse piena facoltà di esplorazione. Il caso ha voluto però che una crisi finanziaria investisse anche la Crytec per portare a un altro cambio di direzione. A subentrare questa volta è stata la Deep Silver che insieme alla Dambuster Studios ha ultimato il progetto, dando alla luce Homefront: The Revolution.

Homefront the Revolution

Homefront the Revolution

Questa volta ci troviamo in un’universo temporale parallelo dove, nell’anno 2029, la Corea Del Nord ha invaso gli Stati Uniti, instaurando una spietata dittatura che soggioga i cittadini. Noi impersoneremo una recluta americana di nome Ethan Brady, un militante dei ribelli della città di Philadelfia coinvolto nella lotta per la liberazione degli U.S.A. Si tratta sempre di un FPS, caratterizzato però dalla totale libertà di esplorazione del mondo circostante. Purtroppo il gioco risente delle vicissitudini che ne hanno ritardato la produzione e nonostante ci siano molte buone idee nessuna è stata sviluppata in maniera convincente. Se è vero che è stato dedicato molto spazio alla possibilità di modificare le armi a nostro piacimento è altrettanto vero che ciò è poco funzionale rispetto al gioco, dove ci ritroveremo a utilizzare solamente le due/tre armi più efficaci ed efficienti. Lo stesso vale per le operazioni stealth che spesso si concludono con un nulla di fatto a causa della misteriosa e casuale comparsa di nemici alle nostre spalle che vanificherà i nostri sforzi per non essere scoperti. Stesso discorso per gli spostamenti. La possibilità di utilizzare la moto si rivela una scelta poco utile oltre che poco realistica (non è possibile investire i soldati nemici). Il tutto condito da inconvenienti tecnici come i momentanei freeze durante le operazioni di salvataggio e una grafica non impeccabile in alcuni momenti del gioco. Se aggiungiamo che anche la trama non è delle più convincenti dobbiamo individuare tra i vantaggi di questo gioco sicuramente la longevità, visto che per portare a termine la campagna principale ci vorranno dalle venti alle venticinque ore e la presenza delle missioni secondarie possibili proprio grazie alla libertà di esplorazione. Va comunque specificato che le missioni secondarie non sono strettamente legate allo sviluppo della trama del gioco e che quindi è possibile portare a termine la rivoluzione senza averne fatta neanche una. Concludendo ci sentiamo di dare una valutazione appena sufficiente a Homefront: The Revolution per i suoi spunti interessanti che se fossero stati sviluppati in maniera più convincente e quindi al netto di tutte le vicissitudini che ne hanno procrastinato i tempi di realizzazione, avrebbero potuto fare di questo gioco un piccolo capolavoro nel suo genere. Peccato!

Informazioni su Giampaolo Rossi

Sviluppatore di software gestionale da oltre 28 anni.
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