L’insieme di investimenti di fattori e risorse produttive per le attività aziendali sono rappresentati dai valori economici. Sono normalmente espressi in unità e non per valore, per inventariarli occorre esprimerli in valori monetari in relazione al periodo della loro utilità e vengono definiti come costi pluriennali o di esercizio.
I costi pluriennali sono elementi attivi del capitale che conferiscono utilità al processo produttivo per più anni di esercizio ed il loro valore diminuisce con il tempo rispetto al valore con cui sono stati acquisiti, questo valore è definito ammortamento. L’ammortamento dei beni materiali può essere causato dall’usura, dal superamento tecnologico, da termini temporali ed altro, in questo caso si parla di obsolescenza. L’ammortamento non è una passività bensì una rettificazione nell’attivo patrimoniale con una quota attribuita al costo di esercizio nel conto economico. Esistono due modi per iscrivere i costi pluriennali in inventario:
- la procedura diretta che prevede l’iscrizione del costo nelle attività al netto delle quote di ammortamento, procedura che corrisponde alla IV direttiva CEE sui bilanci delle società di capitale
- La procedura indiretta che iscrive il costo pluriennale tra le attività per il suo valore originario e nelle passività una posta correttiva definita fondo d’ammortamento. Nel corso dei successivi esercizi il fondo crescerà fino ad arrivare al valore del bene.
Tutto quello che è presente nell’impresa come scorte tecniche rappresentate da merci, imballaggi, prodotti semilavorati ed altro, che al momento della compilazione dell’inventario assumono la denominazione di rimanze di magazzino, sono considerate sotto due aspetti:
- sotto il profilo economico sono raffigurabili come costi sospesi
- sotto il profilo patrimoniale sono delle componenti attive del capitale
La rilevazione del valore delle rimanenze di magazzino avviene in due modi:
- se si tratta di materiali, componenti o di consumo viene considerato il valore della fattura d’acquisto con le spese per il trasporto ed altro
- se sono dei prodotti finiti si inserisce il valore dei costi diretti per crearli, quindi manodopera, lavorazioni ed altro
Le rimanenze dovrebbero essere valutate secondo lo stesso criterio utilizzato al momento dell’ingresso in magazzino, ma questo molte volte non è applicabile, quindi si ricorre alla rotazione dei materiali del magazzino, i metodi più noti sono il costo medio ponderato, LIFO, FIFO, costo standard, prezzo corrente o presunto ricavo.
Il costo medio ponderato annuale consiste nell’attribuzione del valore secondo la media ponderata delle scorte in magazzino, presenta il vantaggio di annullare le differenze provenienti da valori di carico differenti, ma ha lo svantaggio che ad ogni carico va ricalcolato. Il metodo LIFO ( Last In First Out ) presuppone che vengano scaricati prima i beni entrati per ultimi in magazzino, in questo modo si tende a ridurre l’utile in periodo di costi crescenti. Il metodo FIFO ( First In First Out ) presuppone che vengano scaricati per primi i beni entrati per primi, esso tende quindi ad aumentare l’utile in periodi di costi crescenti. Il costo standard che fiscalmente non è ammesso in Italia, presume si scarichi ad un valore costante per tutto il periodo stabilito. Il prezzo corrente che non è fiscalmente ammesso in Italia, è il metodo che considera il valore di mercato al momento dell’operazione di scarico. Il presunto ricavo infine è ammesso in Italia fiscalmente per i commercianti al dettaglio, in questo calcolo il prezzo di vendita viene diminuito della percentuale del ricarico medio delle merci suddivise in categorie omogenee.