Oggi si sente parlare molto di software libero, indicando con questo termine non solo un programma che si può scaricare ed utilizzare liberamente, ma anche vedere, studiare e, se capaci, modificare per aggiungere nuove features. In questo modo è nato, da ormai molti anni, il sistema operativo Linux, che raccoglie numerosissimi appassionati che collaborano per sviluppare singoli pacchetti di cui è costituito il sistema. In questa accezione lo spirito collaborativo del software open source ( a sorgente aperto ) ha funzionato e continua a funzionare in maniera eccellente, tanto che oggi abbiamo delle distribuzioni Linux complete e che possono tranquillamente soppiantare i sistemi operativi a pagamento. Personalmente utilizzo, conosco e studio Linux da ormai più di 12 anni e se non avessi la necessità di sviluppare software gestionali per lavoro, sarebbe anche l’unico sistema che userei, ma… devo comprare ed utilizzare anche Windows proprio per lavorare. I motivi di questa scelta forzata sono molteplici, eccone alcuni:
- Grafica scadente riguardo ai controlli delle finestre.
- Tempi di sviluppo alti perché mancano strumenti evoluti.
- Target bassissimo perché le aziende utilizzano ancora quasi per la totalità Windows.
- Su sistema libero ci si aspetterebbe un software gratuito come tutto il resto.
Queste sono le cause, a mio parere, della non usabilità del software libero per scopi commerciali.
Questo articolo è stato scritto non per designare un vincitore tra software open source o chiuso, bensì per spiegare la situazione attuale e cioé che per ogni realtà abbiamo una specifica utilizzazione del software. Non dobbiamo fare l’errore di considerare le due realtà antagoniste, ma occasioni in più per avere un panorama maggiore, in fondo siamo liberi di scegliere! Su questo aspetto però avrei qualche dubbio riguardo ai portatili, che poche marche vendono con Linux e quasi nessuna spoglio di sistema operativo, ancora oggi non capisco ( o forse si ) perché non si possa acquistare un bel netbook senza sistema operativo, certamente lo pagheremmo 50-60 euro in meno; forse a questo punto si entra nel ramo della politica, che tralascio.
In certi ambiti il software libero è impossibile o quasi, pensiamo ai software gestionali. Un’azienda perché dovrebbe investire tempo e risorse per poi donare ( perché questo è il vero termine ) il proprio frutto agli utenti? Viene poi ripagata e si ammortizzano i costi di produzione con l’assistenza tecnica? Certamente si devono avere dei numeri molto grandi per fare business con la semplice assistenza tecnica. Sapete cosa ne penso? Dopo qualche giorno l’attività diverrebbe passività e rimarrebbe l’opera di un buon samaritano che non viene più aggiornata. Questo concetto è molto importante, perché non vorrei che software libero significasse “software gratuito“, quindi se Linux costasse 50 euro, gli utilizzatori di oggi lo userebbero ancora? Se Ubuntu chiedesse 50 euro per utilizzare la propria distribuzione, ci sarebbero tutti questi fan? Il software libero quindi oggi è visto dalla maggioranza degli utenti come possibilità di avere lo stesso software, che si otterrebbe a pagamento, gratuitamente. La mia filosofia è che se serve il software si può anche pagare, per la produttività dell’azienda non si deve andare a risparmiare sul software gestionale, perché oggi è come comprare una nuova macchina o un nuovo strumento che aumenta la qualità e la produzione. A questo scopo propongo una directory di software per Windows, Linux e Mac che consente di conoscere per argomento ed uso l’esistenza di un programma informatico libero o a pagamento. Purtroppo il progetto di una nuova web directory è andato fallito, per mancanza di tempo e qualità dei siti che si volevano iscrivere, peccato.